di Dario Nicoli
L’area dei paesi ad antica democrazia è caratterizzata dal desiderio di rimozione della propria storia, i suoi drammi e la sua epica. E ciò allo scopo di affermare un tipo di libertà fondata sul “rapporto a sé”, svincolato dai legami con qualsiasi appartenenza collettiva: la nazione, la comunità ed anche famiglia. Ma un individuo che considera il benessere come un diritto, esageratamente sensibile al suo star bene, che pratica lo slegame con tutto ciò che risulta “sgradevole”, senza padri né maestri, finisce per trovarsi in una condizione di solitudine esistenziale mai provata dalle popolazioni delle epoche precedenti.
Ma la storia è tornata ad imporre le sue ragioni tramite gli imprevisti che hanno segnato gli ultimi trent’anni: i grandiosi e continui flussi migratori dai paesi poveri con governi autoritari e in stato di guerra, la crisi economica, la pandemia ed ora l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Questi imprevisti hanno scosso alla radice due illusioni:
- l’illusione delle istituzioni che in questi ultimi tempi si erano dedicate ad una strategia di ampliamento dei diritti, senza però i corrispettivi doveri, perseguita come decostruzione totale del modo di vita tradizionale per rendere possibile l’espansione continua delle soggettività individuali. Le sfide della storia hanno rimesso in luce il valore e la fragilità dei fondamenti del nostro stile di vita, quelli che stanno alla base della nostra preziosa libertà: democrazia, benevolenza, dialogo, solidarietà, cultura.
- L’illusione dei singoli di poter evitare le responsabilità proprie del cittadino, per potersi dedicare unicamente a coltivare il proprio mondo ristretto secondo l’ideologia della “vita leggera”. Gli imprevisti hanno scosso un popolo distratto e malcontento, dove ognuno è stressato soprattutto perché affronta problemi e sfide con uno stile di vita centrato su di sé ma nel continuo affanno, senza priorità, scelte e rinunce, con pochi momenti di risonanza.
I governi dei paesi democratici sono stati obbligati a rivoluzionare decisamente la loro agenda, ponendo come obiettivi prioritari la salute dei cittadini, l’autosufficienza energetica, la solidarietà con i paesi aggrediti e la prevenzione anche militare di future aggressioni. Ma il compito più arduo spetta ai cittadini, disabituati alla prospettiva di una propria responsabilità nella cura dei pilastri su cui si poggia la loro libertà impoverita. Specialmente la guerra così vicina può indurre nei cittadini disillusi dall’idea della vita leggera a rivivere l’ethos dei fondatori della nostra repubblica democratica. È l’occasione per radicare nei cuori e nei comportamenti di molti il sentimento di appartenenza ad una vicenda di popolo e di dedizione allo spazio comune. Ma anche di custodia del dialogo e della bella conversazione, evitando di svilire la libertà ad un prosaico “fare ciò che si preferisce”.
Molto interessante “Il ritorno della storia” .
Concordo con l’analisi di Dario: gli imprevisti degli ultimi anni, che hanno scosso un popolo distratto, stressato e malcontento nonostante gli agi (anzi penso che quest’ultimi abbiano giocato un ruolo importante nel non essere mai paghi), impongono una revisione del concetto stesso di vita e morte, oltre alla necessità di aderire ad una responsabilità collettiva. Chi immaginava fino a tre anni, immersi nella nostra “sostenibile leggerezza dell’essere” che diventasse prioritario preoccuparsi della salute in ogni dove, di non avere energia a sufficienza nei prossimi anni e a prezzi altissimi, magari anche penuria di cibo e prezzi alle stelle per pane e pasta, soccorrere paesi bombardati in Europa, armarsi per difendersi da una possibile guerra…
Ma davvero tutto questo è il ritorno della storia ? Perché? Forse perchè la storia è caratterizzata solo da eventi drammatici ? Quando viviamo in pace non siamo dentro la storia?
Articolo molto interessante, sicuramente noi tutti come società seminiamo quello che raccogliamo, e prima o poi raccoglieremo tutto L’individualismo e centrismo che abbiamo seminato dei decenni scorsi fino ad arrivare ai giorni nostri
Certo che quel tempo – individualismo e autocentratura su di sé – è finito. Sono le sfide collettive che ci spingono tutti in un tempo nuovo, speriamo meno disincantato e arido di quello che si sta concludendo
Hai proprio ragione. Quando la vita segue il suo flusso “normale” senza emergenze drammatiche, non ne abbiamo consapevolezza. Abbiamo bisogno di “schiaffoni” per renderci conto del valore positivo del cammino ordinario delle cose.
Anche a distanza di tempo dalla pubblicazione, non posso non apprezzare la profondità e l’acume di questo articolo. Poche parole che andrebbero scolpite. Grazie Dario.
Probabilmente andrebbe chiarito il concetto di Ritorno della Storia.
Se ho inteso correttamente, a me sembra che l’attuale governo ci stia riportando con forza “nella storia”, sia perché molti dei suoi componenti e sostenitori sembrano ispirarsi ad una tradizione politica centenaria, sia perché il governo tutto sembra voler interpretare, su alcuni temi umani e civili, il desiderio di una parte del Paese (secondo me non la parte più evoluta) in favore di una reazione di segno contrario rispetto alla presunta decadenza dei costumi e agli eccessi liberal/libertini in altri tempi definiti buonisti.
Finiscono le pacchie, o almeno ciò è quanto si tenta di fare. E quando la pacchia finisce si rientra nello storico mondo dei doveri che prevalgono sui diritti, dell’ordine che la vince sul nuovo, delle regole rigide che per defininizione escludono invece di includere, dell’uniformità, che, come è noto, è nemica giurata di ogni diversità.
Caro Paolo, il Ritorno della Storia di cui parlo non è una questione che riguarda le contingenze della scena politica italiana, che muta continuamente e che quindi oggi è così e domani sarà cosà, ma è una minaccia epocale che grava sulle democrazie e mette in discussione l’individualismo di cui ci siamo nutriti negli ultimi decenni. Si tratta di dare consistenza all’esercizio della nostra libertà, elevandoci dalle “passioni tristi” per dedicarci a qualcosa che valga la nostra vita.