di Natanail Danailov
L’Internet di oggi, del 2023, è molto, moooooolto diverso da quello che era 10-15 anni fa. Prima avevamo siti web, blog, forum, feed RSS, newsletter; ora abbiamo profili social, foto, video, Short, Reel, TikTok, commenti, reaction. I contenuti sul web sono via via sempre più ridotti, risicati, brevi e veloci. Passato qualche minuto dal momento in cui hai visto un video o messo like ad un reel, magari non riusciresti nemmeno più a raccontarne il contenuto ad un’altra persona.
Ma siamo sicuri che la direzione presa è quella giusta?
Pensiamoci bene: i contenuti cosiddetti social sono caratterizzati principalmente per la loro brevità e velocità di fruizione, ma proprio per questo motivo sono anche molto più effimeri. Dopo che l’avrai visto, di quel contenuto non ti rimarrà nulla o quasi nulla. Questo considerazione si può estendere a buona parte tutto quello che, al giorno d’oggi, troviamo sul web. Ormai persino la maggior degli articoli che si trovano sulle maggiori testate “tradizionali” online sono spesso e volentieri molto più brevi e mal formulati rispetto alla loro controparte cartacea. Siamo quindi giunti al punto in cui un creator deve diventare “di nicchia” solo perché vuole fare le cose con calma: scrivere, spiegare, approfondire, raccontare. Al riguardo potrei fare molti esempi, visto che molti dei creator che seguo attualmente praticano scelte di questo tipo: Riccardo Palombo, Antonio Moro, Morrolinux, OverVolt, Marco Valleggi, Andrea Ciraolo, giusto per citare alcuni, così come l’Associazione Culturale PensarBene, della quale sono socio fondatore, opera in questo maniera.
Insomma, chi vuole lasciare il segno, chi vuole rimanere online per più tempo rispetto a quello necessario a raccattare un tot di visualizzazioni, non lo fa più con i social network, e tende ad utilizzare altri mezzi più “personali” quali un sito web, una newsletter, un blog o un canale Telegram. In altre parole “un angolo di Internet” solo tuo o di un gruppo o di una comunità di persone cui appartieni e che ti consente di scrivere quello che ti pare, rimanendo ovviamente nei limiti del decoro, ma anche senza sottostare a troppe imposizioni o capricci altrui. Sì, perché accade anche questo!
Sempre più di frequente capita di sentir dire da qualche creator cose come “Mi hanno bloccato il video…”, “I miei post non compaiono più nel feed degli utenti…”, oppure ancora “Sono stato bannato da [nome di un social network] completamente a caso!”. L’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk segna un ulteriore passo in questo senso. Il tycoon è oramai tristemente noto per fare il bello e il cattivo tempo, come si suol dire, sulla piattaforma di sua proprietà. Ne sono esempi i recenti casi di shadowban (ne parlano in alcuni articoli Il Post e Lega Nerd) di alcuni profili o parole chiave in tendenza su Twitter, che evidentemente non andavano molto a genio a Musk, così come il periodo in cui i suoi tweet comparivano quasi sempre tra i primi a tutti gli utenti di Twitter, anche a chi non lo seguiva… (trovate tutto sull’accaduto nell’articolo de Il Post).
Su questi problemi e sulle possibili “contromisure” ho scritto un articolo più approfondito, pubblicato nel mio sito, cui ti rinvio qualora fossi interessato ai risvolti più tecnici di queste questioni.
Grazie Natan di questo contributo che ci fa capire come, in larga misura per tuo merito, siamo anche noi sulla strada giusta riguardo al modo di utilizzare Internet
Grazie a te per avermi offerto questo spazio su PensarBene 🙂
Grazie Natan. Mi piace quello che scrivi perché hai una visione aperta sulle dinamiche dei social e non apocalittica di chi dice che è tutto nelle mani di poche élite. C’è più pluralismo e spazio di intervento anche per chi come noi vuole contribuire a pensar bene!
Ahahah, beh, in effetti la visione apocalittica del mondo non mi è mai appartenuta come idea… Anzi, credo che gli addetti ai lavori dovrebbero iniziare un po’ a sensibilizzare gli utenti. Non dimentichiamoci che Internet è uno strumento relativamente nuovo al mondo: esiste da poco più di 50 anni, e le persone hanno iniziato ad usarlo abitualmente da poco meno di 10! Quindi direi proprio che ci sono ampie possibilità di sviluppo in questo senso, non solo imponendo regole e leggi, ma anche sensibilizzando gli utenti meno esperti all’uso di queste piattaforme. Come ogni buona rivoluzione che si rispetti, per essere efficace e avere riscontri anche ai “piani alti”, deve partire dalla folla, dalla singola persona.