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Carmen Gatto

Cosa c’è di più terribile per una famiglia, ed un’intera comunità, di perdere tutto, o quasi, per un’alluvione? È quello che sta accadendo sempre più frequentemente a causa del mutamento del clima, della vulnerabilità idrogeologica del nostro territorio aggravata dalla sua antropizzazione. Negli ultimi due anni ad essere particolarmente colpita è l’Emilia-Romagna, dove nel maggio del 2023 sono esondati 23 fiumi e si sono allagati 540 chilometri quadrati di terreno, causando la morte di 17 persone.

Ma è proprio in queste situazioni estreme che spesso emergono temi e valori che sembravano essere stati dimenticati nel tempo: solidarietà, comunità e senso di appartenenza. Davanti a situazione di difficoltà e tragedia, lo spirito di gruppo e il senso di solidarietà sono l’unico sollievo. Quando l’acqua e il fango si facevano largo per le vie e le piazze della Romagna, la perseveranza e il supporto reciproco si sono imposti come protagonisti di questo periodo grigio. I concetti quali “comunità” e “senso di appartenenza” si sono concretizzati nella realtà. Enti, aziende, cittadini, immigrati, adulti, bambini e adolescenti, si sono attivati per essere di supporto per coloro che hanno visto i ricordi di una vita essere portati via da un disastro naturale.

È quanto emerge dalla toccante testimonianza di Marco Venturi, Ispettore Antincendio del Comando Vigili del Fuoco di Ravenna, che riportiamo e che è tratta dal mio recente manuale “Percorsi di Metodologie operative” rivolto alle scuole dei servizi per la sanità e l’assistenza sociale, edito da CLITT-Divisione Zanichelli.”

«Gli eventi catastrofici che hanno recentemente colpito il territorio dell’Emilia-Romagna, hanno messo a dura prova tutto il sistema dei soccorsi e hanno creato dinamiche psicologiche e sociali, che solo in queste situazioni limite si esplicano in tutta la loro tragica potenza. Ma come tutte le cose che succedono nella vita di una persona, anche questa ha il suo lato “positivo” che si è potuto vedere sul campo e si chiama solidarietà e senso di appartenenza, qualità che sono parte dell’essere umano ma che spesso sono soffocate dalla frenesia della quotidianità.

 Come Vigili del Fuoco ci siamo trovati fin da subito di fronte ad un’emergenza mai vista (e ne abbiamo viste tante). La situazione era davvero al limite; tutti i fiumi rompevano ovunque e spesso in prossimità di centri abitati rendendo le strade dei torrenti in piena e le case delle trappole di acqua e fango. Il soccorso era difficoltoso, sono dovuti arrivare pompieri da tutta Italia e il sistema di Protezione Civile si è messo in moto con tutte le sue forze di uomini, attrezzature e mezzi e spesso si è andati oltre la nostra stessa incolumità ma, per fortuna, le cose sono andate bene, o meglio, abbastanza bene. La cosa che in queste situazioni limite colpisce sempre molto, quando ci si muove tra le case trasportati da questi torrenti in piena, è che tutti hanno bisogno di aiuto e praticamente tutti nello stesso modo; la preoccupazione è al limite del panico ed è molto difficile dare una priorità ai soccorsi anche se da sempre bambini e anziani sono i primi a essere recuperati.

Le emozioni che si vivono in questi momenti sono indescrivibili e fortissime, ho visto colleghi piangere senza un vero motivo e colpisce l’espressione di determinazione nei loro volti, è visibile, i lineamenti cambiano, si adattano allo “stato di emergenza”. Ma c’è un’altra cosa molto forte che nasce in queste situazioni ed è la solidarietà, che vede famiglie in posizioni “vantaggiose” – per esempio chi vive ai piani alti – accogliere in casa altre famiglie che non hanno la stessa fortuna, e hanno visto le loro case, i loro ricordi e tutto quello che hanno, perduto in migliaia di metri cubi di acqua e fango, una violenza! Succede che persone, che prima non si parlavano più, si trovino a sorridere insieme pensando a tutti i rischi e le esperienze tragiche vissute. Succede anche che alla fine, quando c’è da rimboccarsi le maniche per dare una mano, migliaia di ragazzi – e non solo -chesi sporcano tutti insieme, diventando di un unico colore, quello del fango. Un valore simbolico che ha saporedi unione e di superamento delle barriere culturali e di genere e fanno capire quanto sia potente l’uomo quando decide di fare qualcosa a fin di bene e con motivazione! Beh, noi siamo professionisti, è vero, ma quello che viviamo sulla nostra pelle e quello che vediamo non ci scivola addosso, ci resta attaccato proprio come il fango, e quindi quando vediamo gente che rischia la pelle per aiutare una persona con cui magari non aveva mai parlato prima, o che si sporca le mani per dare un po’ di conforto a chi ha perso tutto o quasi, beh allora in questo caso anche il professionista diventa un uomo e può essere che pianga e si commuova e non trovi le parole per dire quanto tutto ciò sia bello nonostante tutto!».

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5 commenti

  1. Author

    Un articolo bellissimo, ma anche un articolo chiaro nell’esprimere concetti che, in altre circostanze, potrebbero sembrare astratti. Dunque un articolo bellissimo proprio in forza della sua semplicissima profondità. Grazie

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  2. Concordo, è un articolo bellissimo. Tuttavia, mi viene naturale fare questo commento: è davvero un peccato che ci vogliano tali tragedie per far emergere un così grande spirito di solidarietà e comunità, al di là dei confini culturali e di genere.

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  3. Triste realtà se dobbiamo aspettare le disgrazie per comportarci in maniera educata con chi vive di fianco a noi e alle nostre case ! Abbiamo perso il valore della comprensione dell’ empatia ! Siamo concentrarti esclusivamente sul nostro benessere e sulla nostra famiglia tutto il resto non ci riguarda ! Poi arrivano queste tragedie a farci comprendere che la vita è una sola e che la ruota prima o poi gira x tutti ! Dovremmo fare tesoro di queste situazioni ma non sarà mai abbastanza

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  4. Cara Laura, hai colto nel segno. Il modo di vita individualistico è fatto di attaccamento ai beni e di isolamento. È solo quando non riusciamo ad essere più autosufficienti che emerge l’umano perché siamo diventati duri di cuore. Ma è una buona notizia perché vuol dire che il fuoco non è spento, ma cova sotto la cenere.

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  5. E una volta passata l’emergenza, cosa rimane della solidarietà? Io avevo creduto fermamente in un cambiamento dopo il Covid: purtroppo è stata un’illusione.

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