Si chiama “doppio bilancio”. E’ una teoria della finanza pubblica tra le più avanzate. Sostiene che lo Stato possa fare debito, ma solo per investire. Debito che si ripaga tramite la crescita che procura. L’altra parte della spesa pubblica, i consumi, dovrebbero essere invece sostenuti dalle entrate correnti. Principalmente tributi. Il nostro paese ha un tremendo bisogno di investire nei trasporti puliti e che non consumano suolo (es. ferrovie), nella connettività, nella bellezza del nostro territorio e del patrimonio culturale enorme di cui disponiamo, nella ricerca e nell’innovazione funzionali ad una crescita circolare e sostenibile. Per decenni il nostro debito ha invece fagocitato tutta la speranza di futuro dei nostri figli finanziando assistenza e consumi spesso di dubbio valore. Ora, il Recovery Fund – Next Generation EU ci fornisce forse l’ultima occasione di un cambiamento di paradigma. L’ultima opportunità per farla finita con una “offerta politica” capace di promesse fatte prevalentemente all’insegna dal debito. Debito cattivo. Strumento di facile quanto irresponsabile consenso che degrada il popolo nel momento in cui, sprezzante, lo seduce con l’idea che tanto “non costa nulla”: c’è il debito NO!
Proviamo a pensare diversamente. A pensare come richiederebbe un cambiamento di paradigma drastico per contrastare un momento per molti versi catastrofico. Sono un insegnante e la mia famiglia naviga su redditi medio bassi. Avrei però comunque volentieri accettato, per tutto il tempo necessario, un prelievo straordinario dal mio reddito (dal reddito non dal patrimonio) per dare – A CHI NEL SUO LAVORO O NELLA CONDUZIONE DELLA SUA IMPRESA, in questo momento è meno fortunato di me, ristori dignitosi non coperti con il debito. Assurdo! Utopia! Non credo. I vantaggi sarebbero stati molteplici. Tra questi, stemperare l’opposizione tra aperturisti e rigoristi nel segno di una maggiore sicurezza per tutti e di una FATTIVA solidarietà nazionale e popolare capace di restituire autentica cittadinanza e una qualità della politica all’altezza di un sistema democratico in buona salute.