di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Nello sguardo amaro e pensoso della famiglia Solé di fronte al “progresso che avanza sui campi agricoli”, si può ritrovare tutto ……….. e ci capita di notare sempre più spesso come una singola opera d’arte possa contenere intere biblioteche di saggi e manuali raziocinanti. ……….. Regia di Carla Simón, con Jordi Pujol Dolcet, Anna Otin, Xènia Roset, Albert Bosch, Ainet Jounou, genere drammatico, Spagna – Italia, 2022, durata 120 minuti, la pellicola racconta, con grande perizia cinematografica, il dramma di una famiglia catalana costretta a lasciare la terra e il proprio libero e onesto lavoro di piccoli coltivatori a causa dell’imporsi di un’élite locale irriconoscente, della grande distribuzione e della globalizzazione.

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di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

“Alla morte del nonno la maggior parte degli amici vantava dei crediti nei suoi confronti”. Ecco la prima legge di una comunità “tutti sono indebitati con tutti” fino alla morte. Il contrario delle ordinarie “amicizie postmoderne” dove la prima preoccupazione di ciascun “partner” è quella di restituire, al centesimo e immediatamente, quanto ha ricevuto.
Belfast, Regia di Kenneth Branagh con Caitriona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciarán Hinds, Colin Morgan. Genere Drammatico, Gran Bretagna 2021, durata 98 minuti. Un film autobiografico che, a volte, sembra concedere troppo al sentimento, ma che, alla fine, resta un bel racconto romanzato della crisi di una comunità travolta dalla storia.
Belfast, Regia di Kenneth Branagh con Caitriona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciarán Hinds, Colin Morgan. Genere Drammatico, Gran Bretagna 2021, durata 98 minuti. Il film, per ora, dovrebbe essere solo nelle sale cinematografiche, ma a breve lo si dovrebbe poter vedere in streaming su Netflix o Amazon e anche su altre piattaforme.
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di Bruno Perazzolo

Lo stile delle nuove élite: mobili, leggere, sole, irresponsabili e sempre a caccia di opportunità. Una commedia brillante e facile da seguire, ma, al tempo stesso, capace di illustrare, nello sfondo, uno stile di vita che è alla base del nostro tempo.
Regia di Jason Reitman con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride, Melanie Lynskey, genere Commedia, USA 2009, durata 109 minuti.Continua

di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Un film da vedere per chi vuole disporre di qualche spunto di riflessione in più sulla crisi delle democrazie e dell’idea di Europa, ma anche, per esempio, sulle elezioni presidenziali francesi. La protagonista Marianne, scrittrice stanca di sentir parlare in astratto di crisi, disoccupazione ecc., vuole conoscere da vicino la nuova “condizione operaia”. Decide, pertanto, di assumere, sotto mentite spoglie, la parte di una persona appena separata in cerca di un salario che possa fornirle indipendenza economica e, possibilmente, l’opportunità di rifarsi una vita. Si presenta quindi ad un “Pôle d’emploi”, un Centro per l’Impiego francese, da dove ha inizio una “durissima discesa” nell’abisso del lavoro precario, flessibile e globalizzato degli invisibili.

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di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

A ridosso dell’imminente ballottaggio nelle elezioni presidenziali francesi, ripeschiamo questo libro recensito solo qualche mese fa la cui lettura, pensiamo, possa offrire qualche elemento di riflessione in più su quanto sta accadendo in Francia e non solo. Continua

di Bruno Perazzolo

Alcuni fatti: i movimenti che approdano alla Cancel Culture sostengono, di norma, il multiculturalismo e il valore delle differenze, in genere tratti fondamentali dei progressisti e della sinistra. Vengono però, malgrado il loro profilo culturale formalmente aperto, spesso additati come bigotti e intolleranti. Per contro, coloro che si oppongono, accusando gli epigoni della Cancel Culture di intolleranza e bigottismo, manifestano spesso simpatie per sistemi politici illiberali e autoritari. Al riguardo l’ultimo, eclatante episodio, al limite del grottesco, è stato quello della “scesa in campo” di Putin contro Cancel Culture a sostegno della “libera manifestazione del pensiero” dell’autrice di Harry Potter, J.K. Rowling.
Come spiegare questi fenomeni che i filosofi, penso, ricondurrebbero al termine “aporia”, ovvero a un’evidente difficoltà del pensiero?Continua

di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Un film che, a tutta prima, può sembrare scontato. Il classico incontro tra “primitivi animisti – buddhisti”, e un “civilizzato” che poi passa dalla loro parte: dalla parte dei “dimenticati dalla storia”. Un racconto, simil “Balla con i lupi”, già visto tante volte. Ma allora come spiegare l’emozione e il rinnovato apprezzamento dello spettatore medio per un tale déjà-vu? Certo la regia è ottima, la fotografia e i paesaggi Himalayani del Bhutan sono affascinanti, ma tutto ciò non basta a giustificare un giudizio positivo che resterebbe comunque troppo elevato. Per colmare la differenza credo possano venirci in soccorso una somma di paradossi assolutamente plausibili e, nel contesto in questione, affatto originali. In primis la conversione di un maestro (che forse, nella sua vita precedente, era uno Yak, l’animale totemico del villaggio) che, chiamato ad insegnare, apprende (come dovrebbe pressappoco accadere in ogni autentico rapporto docente / discente)  molto più dei suoi allievi. In secondo luogo la dialettica del “Salvatore – Salvato”.
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di Bruno Perazzolo e Marta Bosetti

Il film porta nello schermo la pura tragedia umana. La vicenda della protagonista, Aida, tiene lo spettatore incollato allo schermo senza mai oscurare lo sfondo di un’autentica guerra combattuta in Bosnia – Herzegovina, ma che si sarebbe potuta ambientare in tante altre parti del mondo dove il medesimo dramma si ripete nell’impotenza della comunità internazionale. Aida, impiegata dai militari ONU come interprete, posta di fronte alla catastrofe umanitaria che le si prospetta a causa dell’avanzata dell’esercito serbo, ricorre ad ogni mezzo, legittimo e non, per salvare la sua famiglia e, con essa, tutto ciò che, oltre al suo lavoro di insegnante, la tiene aggrappata al mondo. La parte rimanente del racconto altro non è che storia vera: il cinico massacro di Srebrenica in cui trovarono la morte circa 8.000 civili, musulmani bosniaci, completamente inermi. Continua

di Bruno Perazzolo

“Una crisi ci costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce” (Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Milano, Garzanti 1991). Dovendo presentare le sei clip introduttive all’opera di Lasch “La ribellione delle élite – il tradimento della democrazia”, non ho potuto fare a meno di menzionare, per l’ennesima volta, le citatissime frasi di Hannah Arendt. La tragedia della guerra in Ucraina, infatti, obbliga, chiunque abbia a cuore la democrazia e la migliore tradizione occidentale, a tornare alle domande fondamentali sui nostri valori alla ricerca di nuove risposte volte a contrastarne l’evidente declino. Una volta rimossa ogni ambiguità riguardo all’attuale necessità di sostenere in tutti i modi la resistenza del popolo ucraino e di condannare nel maniera più assoluta l’aggressione dell’esercito russo, nella speranza che tutto ciò possa condurre ad una vera pace, sarebbe quanto mai disgraziatamente miope misconoscere le nostre colpe e le nostre debolezze.  Continua