di Gabriella Morello

Anch’io ho trovato molto interessante l’articolo “The virtue of discretion: When the rules break down, you must judge what to do on your own. Discretion is necessary for navigating the muddle of life” di Lorraine Daston, oltre che per la distinzione tra regole pesanti e regole leggere di cui tratta il contributo di Bruno Perazzolo, soprattutto per l’importanza che l’esempio, l’eccezione e l’esperienza hanno per la “longevità” delle stesse regole pesanti, ovvero di quelle regole che consideriamo fondamentali per la nostra esistenza sia individuale sia collettiva.

“But then they go on to fatten that precept with examples, exceptions and appeals to experience (call them the three exes)”. Traduco: “ma poi vanno ad ingrassare quel precetto con esempi, eccezioni e appelli all’esperienza (chiamateli le tre e)”, significa innanzitutto, per come la vedo io, che ogni regola non può essere intesa come un mandato universale e astratto da applicare meccanicamente. Per essere davvero efficace deve poter fare da supporto alla comprensione e alla regolazione di una situazione concreta.Continua

di Bruno Perazzolo

L’amica Gabriella mi ha inviato questo articolo che mi ha suggerito un paio di riflessioni o, meglio, associazioni, che spero possano risultare interessanti per il nostro cammino. Per come l’ho inteso io, “The virtue of discretion: When the rules break down, you must judge what to do on your own. Discretion is necessary for navigating the muddle of life” verte su tante questioni; tra queste una domanda risulta cruciale. Credo la si possa formulare così: “negli organismi viventi, organizzazioni sociali comprese, poiché le regole non hanno tutte lo stesso rilievo, quale relazione intercorre tra quelle più e quelle meno importanti in rapporto all’adattabilità dell’ente considerato?”

Continua

Di Bruno Perazzolo

La cronaca ne ha parlato ampiamente sottolineando, giustamente, come l’esplosione di Starship potesse essere intesa esattamente come Musk l’ha intesa: un fallimento produttivo, insomma un mezzo successo. Sì, perché un’impresa titanica quale quella sognata da Musk non può realisticamente escludere il “fallimento che insegna”, ovvero che genera il necessario apprendimento. …..
L’ulteriore riflessione che mi è passata per la mente, parlandone con amici dopo alcune settimane, è, però, qualcosa di diverso. Qualcosa che non riguarda tanto l’impresa titanica di Musk in sé e per sé, quanto il contesto in cui è avvenuta e, sicuramente, avrà modo di svilupparsi prossimamente. …
Se le imprese di Cristoforo Colombo e di Amerigo Vespucci, rispettivamente, sono state finanziate dai regnanti di Spagna e Portogallo, quella di Musk passerà molto probabilmente alla storia come l’impresa ciclopica di un magnate della finanza e della grande impresa oligopolistica: Tesla, Twitter, SpaceX, Neuralink. Più chiaro di così è impossibile che sia!! Continua

di Dario Nicoli

Sarà che la “fragilità” nel nostro tempo si porta molto bene in tutti i ceti sociali, ma fa comunque impressione vedere il contrasto esistenziale delle élite tecnoliberiste in tema di Intelligenza artificiale. Un esempio eclatante è quello di Elon Musk che da proprietario di Twitter persegue una strategia ultra permissiva, mentre da “cittadino responsabile” è il primo firmatario di una lettera in cui oltre mille tra imprenditori e accademici chiedono una moratoria di sei mesi allo sviluppo di AI generative come ChatGpt. Un tempo necessario affinché pubblici poteri e imprese possano sviluppare protocolli di sicurezza, modelli di governance dell’AI e piani di ricerca per garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano più “accurati, sicuri e affidabili”.

Continua

di Riccardo Papini

La natura dell’uomo ha sempre affascinato numerosi studiosi nei secoli e ancora oggi non si è arrivati ad una risposta per fortuna, altrimenti nessuno avrebbe più lo stimolo ad approfondire questo tema.

L’articolo ha lo scopo di far riflettere sul nostro modo di far politica che vuole mettere in risalto la praticità del nostro modo di essere. E qui ora, giunti a questo punto, è interessante toccare il tema principale dell’articolo: essenza o apparenza? Per essenza intendiamo l’Individuo compresosi Uomo, mentre per apparenza intendiamo l’Uomo corrotto in Individuo Appare a prima vista sibilante e criptica questa definizione, ma intrinsecamente nasconde molto più significato di quello che si crede. Innanzitutto definiamo Individuo la persona tipicamente legata al mondo moderno, allo stile di vita consumistico e al materialismo peggiore che si può pensare, mentre con Uomo intendiamo l’animale sociale aristotelico, ovvero colui che interiormente sa già che prima di lui esiste un vago concetto che possiamo riassumere in Stato o anche Bene Comune. Ebbene, in linea di massima esistono varie interpretazioni al riguardo ed esse dipendono dalla concezione che si ha della Storia: se la consideriamo in ottica illuminista e positivista come un progresso tecnico, giuridico e scientifico allora vedremo come necessario lo sviluppo della civiltà e delle persone facenti parte verso un maggior benessere di queste ultime e come fine il raggiungimento della Felicità individuale. Ma cos’è la Felicità?
Continua

di Dario Nicoli

Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe accaduto se Konrad Lorenz avesse dato una diversa conclusione al suo famoso racconto E l’uomo incontrò il cane. Nel testo, i due cani, uno dietro la recinzione della casa dei suoi padroni e l’altro accompagnando Lorenz lungo il sentiero che scende verso lo stagno, abbaiano ferocemente l’uno contro l’altro, fino a quando non raggiungono il confine della proprietà. Ma un bel giorno si trovano improvvisamente faccia a faccia in quanto, a causa di lavori, manca parte della recinzione: in un primo tempo rimangono ammutoliti senza sapere cosa fare, poi tornano entrambi sui loro passi e riprendono la cagnara abituale dietro la rete rassicurante …………………….
È una conclusione che si adatta molto bene a quel teatro pubblico che si rappresenta preferibilmente sui giornali e sui social italiani, dove due gruppi politici continuano a rappresentare la stessa scena, ma con sempre meno forza, meno convinzione e naturalmente meno pubblico, impegnandosi però con la medesima eroica e stolida perseveranza dei bei tempi ormai trascorsi. È la famosa diatriba pro/anti fascismo che si riaccende ogni volta che uno dei due schieramenti inizia il gioco, provocando la prevista reazione dell’altro, e così via fino alla consunzione del pretesto ed in attesa del prossimo.
Continua

di Bruno Perazzolo

Il seggio breve è stato realizzato sia allo scopo di introdurre l’incontro di PensarBene del 31 marzo ’23, sia, soprattutto, al fine di supportare adeguatamente l’approfondimento sul tema del rapporto tra libertà e comunità cui la nostra Associazione, dedicherà ancora diversi mesi.

Poichè la parola libertà possiede diversi significati, un dialogo costruttivo non può non partire, pena l’incomprensione reciproca, da un chiarimento riguardo all’uso del termine

Continua

di Bruno Perazzolo

Richard Sennett, nel suo libro “l’uomo flessibile”, sostiene che il “capitalismo multinazionale”, negli ultimi 40 anni circa, ha cambiato pelle. Le nuove élite non ambiscono più al controllo gerarchico della società, non dettano più procedure, non mirano ad imporre stili di vita. Esigono, invece, che siano gli altri, le singole persone, a trovare il modo di adattarsi ai loro continui cambiamenti, ad un potere che si fa sempre più invasivo e, nel medesimo tempo, meno trasparente e meno palpabile. Viene da qui, secondo Sennett, il nuovo vangelo della flessibilità, della mobilità, dei legami deboli, del cogliere l’opportunità vivendo nel breve periodo.  
“Tutto in un giorno” è un film “mediano”, tra Ken Loach e i fratelli Dardenne. Dal primo prende la crudezza del racconto mentre dai secondi assume il miracolo di flebili segni di speranza. Sullo sfondo il dramma delle famiglie sfrattate che, nella “civile” Spagna (ma nel nostro paese siamo pressappoco sugli stessi numeri), come si evince dai titoli di coda, sono circa 100 – 140 al giorno.

Continua

di Dario Nicoli

Cosa accade quando un estraneo giunge in un piccolo centro urbano provenendo dalla grande città?
Nell’immaginario di tanti libri e film che rievocano il passato, l’impatto con le comunità “tradizionali” assume sempre un carattere tragico, esito di un duplice ed escludente pregiudizio. Questi temi sono molto presenti nelle narrazioni delle famiglie: la nonna che non ha potuto studiare perché femmina, lo zio che è andato a convivere con la donna amata cambiando paese perché nel suo era diventato il bersaglio di una continua riprovazione. Sono epopee che vengono narrate affinché le generazioni successive traggano insegnamento dalle vicende del proprio casato, ma continuamente evocate anche quando il mondo tradizionale si è dissolto. Succede così quella dissonanza emotiva e culturale che accade quando viene applicato ad una realtà nuova uno schema mentale che impedisce di comprendere davvero il mondo in cui si vive.
Continua

di Bruno Perazzolo

Milan Kundera è uno scrittore Ceco, classe 1929, tuttora vivente. Iscritto al partito comunista quand’era ancora studente, ne fu definitivamente espulso nel 1970 per il suo sostegno alla “Primavera di Praga”. Emigrato in Francia ha insegnato nelle università di Rennes e di Parigi. Poeta, scrittore di testi teatrali, racconti e romanzi, tra i quali va ricordato il grande successo dell’”Insostenibile leggerezza dell’essere”, è stato un punto di riferimento importante per la cultura europea in generale e, in particolare, per quella cecoslovacca negli ultimi decenni del ‘900.

Il libro è stato oggetto di due interessantissimi interventi, che consiglio vivamente: quello del politologo Jacques Rupnik e quello di Ezio Mauro intervistati nella seconda parte (dal quarantanovesimo minuto del video) della puntata di RAI 3 “Mezz’ora in più”, condotta da Lucia Annunziata, il 15 maggio ’22.

Continua