di Bruno Perazzolo

Si dice che la storia dovrebbe essere maestra di vita (Cicerone: I sec. a.C.). Ci sono però due modi per sottrarsi a questo ragionevole auspicio. Il primo è quello di non occuparsene affatto, il secondo è quello di dire che sì, va bene, ci sono delle analogie, ma la situazione era completamente diversa. E’ infatti evidente che, ricercandole opportunamente, delle differenze si trovano sempre nell’ottica di sottrarsi agli insegnamenti del passato quando, questi ultimi, dovessero risultare, per un qualche motivo, scomodi. Tuttavia è anche vero che molti continuano ad occuparsi di storia rimanendo dell’idea che questa possa servire ad orientare con maggiore sicurezza le nostre scelte presenti e future. E’ dunque a questo tipo di persone che questo articolo e i relativi documenti, si rivolgono con l’auspicio che possano fornire qualche ulteriore elemento di riflessione in un contesto in cui, tutti, dovremmo sentirne un grande bisogno.
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di Bruno Perazzolo e Marta Bosetti

Il film porta nello schermo la pura tragedia umana. La vicenda della protagonista, Aida, tiene lo spettatore incollato allo schermo senza mai oscurare lo sfondo di un’autentica guerra combattuta in Bosnia – Herzegovina, ma che si sarebbe potuta ambientare in tante altre parti del mondo dove il medesimo dramma si ripete nell’impotenza della comunità internazionale. Aida, impiegata dai militari ONU come interprete, posta di fronte alla catastrofe umanitaria che le si prospetta a causa dell’avanzata dell’esercito serbo, ricorre ad ogni mezzo, legittimo e non, per salvare la sua famiglia e, con essa, tutto ciò che, oltre al suo lavoro di insegnante, la tiene aggrappata al mondo. La parte rimanente del racconto altro non è che storia vera: il cinico massacro di Srebrenica in cui trovarono la morte circa 8.000 civili, musulmani bosniaci, completamente inermi. Continua

di Bruno Perazzolo

“Una crisi ci costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce” (Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Milano, Garzanti 1991). Dovendo presentare le sei clip introduttive all’opera di Lasch “La ribellione delle élite – il tradimento della democrazia”, non ho potuto fare a meno di menzionare, per l’ennesima volta, le citatissime frasi di Hannah Arendt. La tragedia della guerra in Ucraina, infatti, obbliga, chiunque abbia a cuore la democrazia e la migliore tradizione occidentale, a tornare alle domande fondamentali sui nostri valori alla ricerca di nuove risposte volte a contrastarne l’evidente declino. Una volta rimossa ogni ambiguità riguardo all’attuale necessità di sostenere in tutti i modi la resistenza del popolo ucraino e di condannare nel maniera più assoluta l’aggressione dell’esercito russo, nella speranza che tutto ciò possa condurre ad una vera pace, sarebbe quanto mai disgraziatamente miope misconoscere le nostre colpe e le nostre debolezze.  Continua

di Dario Nicoli

In queste ore si sta compiendo il più grande errore della Russia dai tempi della Guerra fredda, che ne segnerà la fine della pretesa di essere un paese guida per il mondo, e forse la corroderà dall’interno provocando. una degradazione dagli esiti imprevedibili. L’analisi delle ragioni politiche ed economiche di questa tragedia potenzialmente autodistruttiva ha portato ad un esito sorprendente …..
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di Bruno Perazzolo e Dario Nicoli

Regia di Joe Wright, con Gary Oldman, genere drammatico-storico, Gran Bretagna 2017, durata 114 minuti. In questo angosciante frangente di guerra europea, consigliamo vivamente la visione di questo film per il paragone che consente di fare tra il momento in cui l’Inghilterra era minacciata dai bombardamenti della Germania nazista e la tragedia dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Non vogliamo però sostenere che Putin sia un nuovo Hitler perché, tra i due, vi sono differenze radicali sul piano delle motivazioni e dell’azione militare e politica. L’argomento che vogliamo affrontare è piuttosto il tema che il regista ha saputo trattare in maniera magistrale ovvero la metafora che, come ogni altra opera di grande valore simbolico, il film sottende. Qual è il rapporto tra l’identità di un popolo e le sfide che esso può affrontare?
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di Dario Nicoli

Meritano davvero di essere visti gli otto episodi della serie creata da Matt Manfredi e Phil Hay per Disney+ basata sull’omonimo romanzo per ragazzi scritto da Trenton Lee Stewart.
È una moderna epopea in cui si narrano le gesta eroiche di quattro ragazzi e quattro adulti, più una insegnante che si aggiunge lungo la vicenda, in un drammatico combattimento contro l’ “Emergenza”, un’oscura e potente organizzazione dedita alla conquista del mondo tramite un apparato psicotecnico in grado di provocare a livello planetario il totale condizionamento dei pensieri e dei comportamenti.
La trama è molto avvincente e dotata di quella profondità e coerenza interna che ritroviamo solo in film tratti da libri di veri scrittori. I quattro adulti sanno che non possono portare a termine da soli la lotta, ma hanno assoluto bisogno dei quattro ragazzi – stranamente tutti orfani – reclutati a seguito di una rigorosissima selezione alla ricerca della genialità. Questo è il messaggio centrale che ricorda sia la saga di Harry Potter sia il Signore degli anelli anche se, in quest’ultima, non si tratta di bambini, ma di mezzuomini. Nel nostro caso, il motivo sta sia nel fatto che il “male” non si aspetta di essere attaccato da bambini sia nei talenti indispensabili per contrastare un potere che pare inattaccabile, ma che apparirà vulnerabile alla creatività, al coraggio, all’unione di questo gruppetto di piccoli eroi in grado di sferrare attacchi multipli e imprevedibili.Continua

Dalla “Lega Giovani dei Laghi” riceviamo questo interessante e impegnativo contributo sul tema della comunità che pubblichiamo volentieri

di Alessandro V.

Digitalizzazione della società, gigantismo politico ed economico delle organizzazioni sovranazionali e delle grandi multinazionali, flusso incessante delle informazioni sulle reti telematiche e fine di tutti quei “grandi racconti” che avevano irrorato le grandi ideologie del Novecento le quali, secondo l’interpretazione di Augusto del Noce, rappresentavano la fase sacrale della secolarizzazione: ecco un breve biglietto da visita del Terzo Millennio.
Il soggetto storico della post-modernità – così viene definita l’epoca attuale, a partire da La condizione post-moderna, un saggio risalente al 1979 – è l’individuo atomizzato, estremizzazione dell’individualismo liberale: errante, sciolto dai legami sociali e politici, senza identità e senza Stato.

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