di Bruno Perazzolo
Due notevoli film, uno del 2009 e l’altro del 2022, da vedere in successione, possibilmente a distanza di qualche giorno. Se Y.N. Harari ha intitolato il suo libro, (divenuto un bestseller: 40 milioni di copie vendute e tradotto in 65 lingue) “Sapiens, da animali a dèi” includendo, nella sua “breve storia dell’umanità”, alcuni cenni alla famiglia degli ominidi, per la massima parte, includibili nel regno “animale”, “Avatar” e “Avatar 2: la via dell’acqua” fanno un percorso analogo. Considerano, però, l’inizio e la fine di quella parte della “storia” che interessa i soli Sapiens, ovvero, uomini esattamente eguali a noi, con le stesse attitudini ed emozioni. In altri termini, l’opera riporta in scena una narrazione simile a quella di “Balla con i lupi” (film capolavoro del 1990). Infatti, J. Camerun (il regista), tramite l’allegoria di effetti speciali sofisticatissimi, non fa altro che confrontare, in maniera realistica, la condizione dell’umanità ai suoi albori e per la maggior parte della sua esistenza (circa 100.000 anni) nelle cosiddette società di caccia e raccolta, con la recentissima “condizione moderna” (gli ultimi 500 anni circa). Gli uomini, abitanti della terra, evolutisi in individui perfettamente emancipati che hanno sottratto a Dio persino la facoltà di creare se stessi, hanno esaurito le risorse del loro pianeta e vanno perciò alla “conquista dell’universo” grazie alla tecnologia di cui dispongono alla quale hanno interamente consegnato il loro destino. Il pianeta di Pandora, da questo punto di vista neocoloniale, promette di essere proprio quella cospicua miniera della quale gli uomini vanno alla ricerca. Inoltre, per sua somma sfortuna, i mari di Pandora sono popolati da una specie di balene (i Tulkun) il cui “olio miracoloso” assicura l’eterna giovinezza a chi lo consuma e tanti quattrini a chi lo procura. Sennonchè, “la strada del progresso”, risulta impedita da un ostacolo: il popolo dei nativi Na’vi che – ostinandosi a pensare che i legami con la terra e gli alberi siano sacri e, quindi, parte di un equilibrio organico vitale per la propria gente – non intende farsi da parte. Poiché il segreto di ogni composizione pacifica dei conflitti sta nella reciproca comprensione, essendo le due visioni del mondo, quella degli “Uomini” e quella dei “Na’vi” agli antipodi, lo spettatore può ben prevedere quale possa essere l’esito dei disperati, quanto sinceri, tentativi di un manipolo di scienziati e di qualche militare di buona volontà, di trovare una soluzione negoziale per mezzo dei rispettivi avatar catapultati su Pandora. In “Avatar 2: la via dell’acqua” il racconto prosegue intriso di interessanti sviluppi, antropologicamente fondati, riguardo la famiglia e i rapporti intertribali concludendo con un “lieto fine” oltre il quale si intuisce l’intenzione della regia di realizzare altri numeri della stessa saga. La storia dei Sapiens procede oramai ad una velocità tale da poter influenzare persino le puntate di una serie cinematografica. Serie che potrà, pertanto, avvalersi della consapevolezza di come l’umanità, che conserva intatte le potenzialità dei Na’vi come dell’attuale uomo postmoderno, avrà deciso di comportarsi di fronte alle tremende sfide che l’attendono. Regia di James Cameron con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet e Michelle Rodriguez. Genere Fantasy, Azione, Avventura, USA – Gran Bretagna. Durata di “Avatar” 2009, 162 minuti e di “Avatar: la via dell’acqua”, del 2022, di 192 minuti. “Avatar” 2009 si può vedere a noleggio su Chili e altre piattaforme; “Avatar: la via dell’acqua”, anche per via della complessità dei mezzi tecnologici utilizzati, si può vedere solo nelle sale cinematografiche.
Ritengo entrambe le pellicole dei capolavori…Molto molto belle e che ti lasciano a fine riprese, anche riflettere su come le creature di Pandora vivano in simbiosi con la natura, venerandola come una dea, apprezzandola e rispettandola in ogni sua piccolezza, in contrapposizione a come invece gli umani tentino di colonizzare e di cercare di lucrare il più possibile usurpando la natura di Pandora. Questa chiave di lettura si affaccia e ci fa aprire gli occhi nella realtà che viviamo tutti i giorni
Grazie Mattia. Apprezzo il collegamento che fai tra le due pellicole e la nostra quotidianità. I film, quando sono opere di rilievo artistico, è sempre a quest’ultima che, in ultima analisi, fanno riferimento ed è importante che anche lo spettatore si sforzi in questa direzione. Di nuovo, di cuore.