E’ possibile una giustizia che prescinda dal bene? Dal film di Antonio Albanese una storia esemplare di separazione tra élite e popolo e di declino della morale laica
di Bruno Perazzolo
Art. 47 c. 1 della Costituzione italiana
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Antonio ha lavorato tutta la vita con passione e competenza. In prepensionamento forzato, gratuitamente, fa da tutor a giovani apprendisti nella stessa azienda nella quale ha esercitato, per decenni, la professione come dipendente. Il resto della giornata lo passa con gli amici della bocciofila e prendendosi cura, con grande dedizione, di ciò che resta (molto) della sua famiglia concedendosi, di tanto in tanto, “un turno di notte”. Insomma, Antonio è, quel che si dice, “una normale, positiva persona”, come direbbe Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, prima maniera. Si fida dell’imprenditore con il quale ha, da sempre, amichevolmente collaborato. Si fida della “banca popolare locale” dove ha investito tutti i suoi risparmi. Si fida della giustizia e dello Stato che “non potrà mai permettere che una banca fallisca gettando nella disperazione tante famiglie”. E, infine, si fida del futuro dal momento che il suo massimo desiderio è quello di portare la figlia all’altare. Ma ecco che, proprio il matrimonio della figlia, gli farà scoprire una realtà inattesa e del tutto diversa. Una realtà fatta di firme, moduli, omissioni di informazioni, consulenze tanto “esperte” quanto ingannevoli che sembrano condannarlo due volte: in quanto risparmiatore incauto (non ha differenziato gli investimenti) e in quanto investitore ignorante (ha firmato senza leggere e/o comprendere ciò che stava sottoscrivendo: alcune decine di pagine scritte con carattere 6 pt). Morale, Antonio ha perso tutti i suoi risparmi e la banca non ha nessuna responsabilità per l’accaduto. Le “carte” sono tutte in regola, le formalità sono state rispettate, ma Antonio resta con la profonda sensazione di essere stato tradito dalle persone “d’alto bordo” e dalle Istituzioni di cui si fidava e di essere stato, perciò, vittima di una grande ingiustizia. Una giustizia insopportabile.
Regia di Antonio Albanese, con un Albanese, nella parte di attore protagonista, in stato di grazia, e con Liliana Bottone, Bebo Storti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni; genere drammatico, Italia 2023, durata 94 minuti, il film è dedicato alle centinaia di migliaia di famiglie e di risparmiatori che, nelle molteplici crisi bancarie italiane e, soprattutto, nella grande crisi finanziaria mondiale del 2007 – 2008, hanno perso i risparmi di una vita dovendo poi, per giunta, assistere alla “premiazione” di manager e amministratori delegati, i veri responsabili della loro tragedia, con bonus e avanzamenti di carriera. Il film si può vedere nelle maggiori piattaforme: YouTube, Prime Video, Chili, TIM Vision ecc.
Ho visto il film e concordo sul giudizio che mostra un Albanese in “stato di grazia”. L’aspetto economico è poco chiaro, ma il messaggio è giusto.