Improvvisamente, sulla scena politica italiana irrompe una figura che sembrava scomparsa: l’Unità, portando con sé una serie di doni inattesi: centralità dei contenuti e della responsabilità, fine del penoso teatrino dei partiti, sconcerto nei talk show, ravvedimenti e chiari segnali di conversione…
Un esito così radicale non può essere provocato solamente da necessità e istinto di sopravvivenza. Se guardiamo alla storia, lo spirito unitario è nelle corde della politica italiana, visto che si è già manifestato in altre tre crisi: con Giolitti e Turati all’inizio del secolo scorso, con i governi di unità nazionale che alla fine della seconda guerra mondiale hanno visto insieme figure opposte come De Gasperi e Togliatti, infine ai tempi del terrorismo con la stagione della solidarietà nazionale sostenuta da Moro e Berlinguer. Che grande dono sarebbe se lo spirito unitario, e patriottico, portasse anche la gente comune a pensar bene, mettendo fine alle chiacchiere sovraniste e complottiste che ci hanno avvelenati in questi anni. Come Peppone e don Camillo che nei momenti cruciali trovano un’intesa fondata sulla saggezza “prepolitica”, alimentata da un sentimento di fratellanza nato da prove estreme affrontate con grandezza d’animo e capacità di commozione.