di Dario Nicoli
Mentre la solita narrazione ci parla di una gioventù totalmente concentrata sul presente, senza ambizioni né volontà, tutta persa davanti agli schermi, una recente analisi comparativa delle maggiori ricerche realizzate in più Paesi negli ultimi 25 anni pubblicata dalla rivista Social Science & Medicine smentisce questo stereotipo. Emerge una generazione che, in diverse aree geografiche del mondo “occidentale”, si distacca sempre più dallo stile edonistico e trasgressivo del passato, mostrando al contrario una condotta di vita più morigerata e disciplinata in riferimento soprattutto all’assunzione di alcol, tabacco e cannabis, al numero di reati commessi ed all’esercizio sessuale precoce.
Probabilmente la crescente disuguaglianza di ricchezza tra le generazioni e il mercato del lavoro precario hanno reso i giovani “più orientati al futuro e meno spensierati rispetto alle generazioni precedenti”. Ma è anche la diffusione di uno stile di vita più attento alla salute e alla convinzione che l’assunzione di alcol e di sostanze sia incompatibile con le ambizioni connesse allo studio, allo sport, al lavoro ed alla carriera professionale. Questo processo è iniziato prima nei paesi anglosassoni, quelli dove è maggiore la cultura neo-puritana, mentre in Italia si sta manifestando con circa un decennio di ritardo.
Una seconda ricerca curata da Skuola.net e che ha coinvolto 3.488 ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di I e II grado, ci svela che gli adolescenti iniziano a ripensare il rapporto con le tecnologie riducendo il tempo dedicato ad esse e preferendo un utilizzo sempre più costruttive e meno ludico. Mentre coloro che affermano di essere connessi oltre 5 ore al giorno erano il 77% nel 2021 ed il 54% nel 2022, oggi sono ulteriormente calati al assistiamo 47%, secondo una tendenza che promette di proseguire ancora. La reazione all’ubriacatura di didattica a distanza durante la pandemia può esserne una causa, ma non avrebbe prodotto questo cambiamento se non vi fosse nei ragazzi il senso di dissipazione del proprio tempo e l’attrazione per la “vita vissuta” realmente. È pure interessante anche la capacità critica mostrata rispondendo alla domanda “come evitare di stare troppo tempo online”: in maggioranza essi dichiarano di voler imparare a riconoscere fake news e le varie tecniche di captazione dell’attenzione, chiedendo che questi temi vengano maggiormente approfonditi a scuola. È un’esigenza di formazione comunitaria che si avvantaggia della riflessione svolta insieme ai compagni di classe con la guida degli insegnanti. Una pratica che risulta ancora più necessaria con l’avvento di software e servizi come ChatGPT che utilizzano l’intelligenza artificiale per generare automaticamente testi che sembrano scritti da un ragazzo del tipo “diligente” pur senza profondità, intuizione e capacità di giudizio personale.
Infine, è di notevole interesse un recente studio della McKinsey che, indagando sui consumi e sul rapporto con i servizi, ha scoperto che quella attuale è una generazione che spende con oculatezza e tende a risparmiare quanto può. Sono ragazzi attenti all’uso dell’energia, al riciclaggio dei materiali, allo scambio di oggetti usati tanto che quelli sull’abbigliamento registrano un vero boom delle applicazioni digitali. Scopriamo inoltre una pratica crescente di prestiti entro la “tribù” allargata limitando al minimo gli acquisti individuali, preferendo inoltre il car sharing e l’utilizzo dei mezzi pubblici, senza dimenticare la convivenza forzata visto il livello del costo degli alloggi.
La preferenza per le modalità comunitarie di accesso ai beni ed ai servizi non è motivata unicamente dal risparmio – fattore comunque importante – in quanto corrisponde ad un desiderio di “stare insieme” che segna una differenza importante con la generazione precedente – i Millennial – attratta da un radicale individualismo.
I ragazzi riuniti entro comunità tra pari hanno compreso il valore della condivisione come stile di vita che dà più gusto, e che inoltre sottrae l’individuo isolato dall’essere preda di un mercato che privilegia utenti singoli perché più vulnerabili.
Alle considerazioni di Dario aggiungerei la maggiore attenzione dei giovani ai temi dell’ambiente e, più in generale, ai beni comuni, alla ricerca di un maggiore equilibrio e/o sostenibilità delle proprie scelte probabilmente legata alla consapevolezza di quanto la cultura della crescita illimitata e incontrollata – che, soprattutto in Occidente, ha maggiormente caratterizzato le precedenti generazioni – sia “servita” a pochi precarizzando la vita dell’intero pianeta.