Mi chiamo Emma e insegno Storia dell’arte in un Liceo delle Scienze Umane.
Ho la fortuna di impiegare il mio tempo occupandomi di una materia che amo e che mi dà la possibilità di parlare con i ragazzi di ciò che ha contribuito a farci diventare uomini pensanti: il bisogno di esprimere quello che percepiamo intorno, lasciando segni del nostro esserci. Oggi come migliaia di anni fa.
Un tale bisogno, se riconosciuto dai ragazzi, mi dà la possibilità di insegnare l’evolversi dell’arte richiamando continuamente la loro esperienza quotidiana, aggancio decisivo per portare l’attenzione verso le produzioni artistiche di ogni tempo, stimolando così collegamenti con la storia, la cultura e la tecnologia del tempo.
Questo andirivieni tra passato e presente crea il più delle volte un clima di stupore, di perplessità, che alimenta il desiderio di saperne di più, unitamente alla ricerca di un rapporto personale con l’opera o l’artista. Inoltre, per effetto del realizzarsi di uno stato di compartecipazione emozionale, si instaura spesso una coesione nel gruppo che apre all’esperienza consapevole della bellezza nelle sue varie forme.
Quando in classe riusciamo a raggiungere un tale stato, ho la sensazione di essere in armonia con ciò che mi circonda: i ragazzi, l’arte, i colleghi, i genitori, e la scuola diventa il luogo in cui ognuno può riconoscersi, a modo suo.
Penso sia un grave errore sottovalutare il valore formativo della Storia dell’arte e del Disegno, a volte anche dagli stessi addetti ai lavori. La presenza di un tale insegnamento (non sporadica o solo per certi
indirizzi) offrirebbe un apripista o il collante di molte discipline, grazie alla possibilità di utilizzare gli strumenti della disciplina, anche per rendere “più bella la scuola”, altro aspetto molto trascurato come possibilità “riflettente”.
2020-09-29
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