Abbazia di Novalesa
Dialogo sul significato e sullo sviluppo di “PensarBene”
L’Abbazia di Novalesa non è stata scelta per caso. Incrocia la storia dell’Europa dal ‘700 ad oggi. Per iniziare questo report, pur non condividendone completamente le affermazioni, abbiamo quindi deciso di citare l’introduzione alla bella mostra di Berlino stante che la camminata non poteva certo prescindere dai fatti dell’Afghanistan. Ma che collegamento esiste tra l’Abbazia, la mostra berlinese, l’Afghanistan e la camminata? Come già evidenziato nel documento fondativo della nostra comunità “passeggiata ai Pizzoni di Laveno ‘19”, la connessione è data dalla crisi che le vicende afgane hanno sottolineato con forza ancora maggiore. La crisi e la speranza. La consapevolezza che abbiamo o dovremmo avere, noi europei, circa un’utopia, un mito, una tradizione, radici eccezionali da conservare RIN-NOVANDO. SÌ, LA DEMOCRAZIA È IN CRISI, L’OCCIDENTE È IN CRISI, IL NOSTRO MODO DI VITA È IN PERICOLO, ma lo sono stati più volte nel corso della storia ed hanno – sin qui e a differenza di altre civiltà – sempre saputo trovare al loro interno le forze per una nuova vita. Ma da dove vengono queste forze? Crediamo, fondamentalmente, dalla nostra capacità di tutelare diversità e libertà; dalla concorrenza delle idee e delle imprese; dal contrasto ai monopoli come ad ogni altra forma di concentrazione del potere. In altri termini, la residua attitudine alla rinascita, di cui ancora disponiamo, viene dalla capacità che hanno le democrazie di tutelare ciò che è periferico, i “geni recessivi” di potenziali nuove risposte vitali a sfide inattese.
DA QUI IL PRIMO PUNTO DELLA RIFLESSIONE PARTORITO DALLA CAMMINATA: Pensarbene si colloca pienamente in questo solco teso a valorizzare, a dare voce ad esperienze, testimonianze, storie, sforzi di ricerca e di accrescimento culturale – quindi di accrescimento filosofico, politico, economico ecc. – miranti ad una visione unitaria del reale. Sforzi, tentativi, esperienze che, altrimenti, potrebbero restare ancor più marginali di quanto già non lo siano. Da qui, il rifiuto di confinare la ricerca nella sola Accademia che, in modi che a volte possono sembrare paradossali, risulta troppo “specialistica e/o intellettualistica” nell’approcciarsi alla realtà e, nel medesimo tempo, troppo elitaria ed organica al “pensiero dominante” per poter essere adeguatamente innovativa e/o, nella “critica al sistema”, sufficientemente costruttiva. Detto diversamente, PensarBene intende essere principalmente un’opera finalizzata a innalzare e diffondere la qualità dell’”opinione pubblica” – essenza della democrazia – sollecitandone l’approfondimento tematico sulle questioni cruciali del cambiamento d’epoca. In quest’ottica d’insieme, culturale e politica, pensiamo che un forte stimolo al confronto interattivo possa venire dalle “storie di vita”. Microstorie di persone o di comunità o di istituzioni che portino in grembo il germe della testimonianza e della profezia (Luigino Bruni, Meeting di Rimini edizione 2019. Vai all’estratto del video, da vedere fino al 51° minuto circa). Storie di scuola, d’impresa, di volontariato, di ambiente, di Comuni e altri Enti Pubblici ecc. ecc.; storie capaci di riconnettere la mano al cervello, la riflessione critica estensiva con l’azione, il popolo con i valori culturali autentici, generando quel linguaggio condiviso sullo stile della democrazia che è vero bene comune fondativo del sentimento di un’appartenenza non solo formale.
Da circa un anno stiamo lavorando in questa direzione facendo importanti passi in avanti. Ci siamo dati lo strumento del sito, della newsletter ed abbiamo costruito la mailing list. Abbiamo svolto due importanti incontri sulla scuola e sul Next Generation EU. Il tutto con il solo “volontariato”. Ora un’altra sfida ci attende: quella dei Podcast. Se il sito e la newsletter si basavano sull’occhio, il podcast impegna l’orecchio. Si tratta quindi di uno strumento complementare che – SECONDO PUNTO ACQUISITO DALLA NOSTRA CAMMINATA – riteniamo possa ampliare sensibilmente la circolarità del confronto e le opportunità di partecipazione che la nostra comunità offre alle persone desiderose di farne parte. Pensiamo al podcast come strumento versatile, capace di raccogliere, tramite il contributo professionale di attori, i nostri percorsi di ricerca, ma anche interviste, documenti in forma multimediale e, infine, le “microstorie di testimonianza e profezia”.
INFINE L’ULTIMO PUNTO DELLA CAMMINATA, chiaramente suggerito nell’introduzione all’opera dell’artista appena citata, Irina Korina (artista presente alla mostra berlinese) e, altrettanto necessariamente, sollecitato dai fatti afgani. Negli anni ’80 sembrava che la democrazia fosse destinata al trionfo universale. Nella visione laicista prevalente, con il crollo del muro di Berlino, si inaugurava una stagione di libertà cosmopolita.
Da un lato la ragione illuministica sancita della tecnica, dall’altro il soggetto tutto teso alla realizzazione di sè: all’autorealizzazione esistenziale fondata su una decisione tanto creativa quanto totalmente arbitraria e, quindi, relativistica e infinitamente cangiante. Nel rapporto uomo-mondo spariva dunque il vertice del triangolo: sparivano Dio e il sentimento religioso ridotti a reperti di mero interesse archeologico di cui l’uomo contemporaneo non sentirebbe più il bisogno: insomma, FOSSILI. L’Afghanistan e Irina Korina ci ricordano invece come una dimensione sopita, non corrisponda affatto ad una realtà cancellata. L’esperienza del confronto con chi vorrebbe negarci, con chi afferma una diversità altrettanto universale, ci spinge violentemente a rimettere i piedi per terra restituendoci la consapevolezza che la democrazia ha i suoi presupposti etico – morali e, soprattutto, che si tratta di un sistema culturale e politico eccezionale nella storia dell’uomo e, proprio per questo, anche straordinariamente fragile. Non un destino, non il necessario fine della storia. Si tratta di un mito che vive di simboli che trascendono l’individuo. Un mito che vive di noi, attraverso noi. La domanda cruciale è allora questa: sapremo conservare gelosamente questo mito riflettendoci in esso?
Riconosciamo la specie Homo Sapiens in base a due fattori: l’utensile e il culto dei morti: la tecnica e il sentimento religioso. L’affresco di Michelangelo ci ricorda magistralmente come, senza il rapporto con Dio, l’umano sia manchevole. E’ probabile, dunque, che la modernità occidentale, disconoscendo il suo fondamento simbolico tradizionale condiviso nell’ottica di una pretesa razionalità cosmopolita, abbia alla fine indebolito le stesse fondamenta della democrazia.