L’assalto al cuore della democrazia, a cui abbiamo assistito il 6 gennaio, è senza dubbio un evento drammatico quanto impensabile ed è forse per questo che alcuni, tra le forze dell’ordine, l’avevano scambiata per una innocua pagliacciata. Infatti, l’idea che ci si possa spingere tanto oltre, per aver perso regolari elezioni democratiche, non è fortunatamente ancora radicata nei più, e soprattutto nel comune pensiero democratico, nonostante venga riconosciuta, al popolo americano nel suo insieme, un’originaria anima aggressiva, dato il loro nascere come usurpatori di terre altrui.
Ma evidentemente a molti è sfuggito un particolare: non ci troviamo di fronte ad un “normale” presidente che è uscito sconfitto dalle urne. Abbiamo dimenticato che Trump è davvero affetto da una “sindrome narcisistica” delle peggiori, dichiarata da diversi psichiatri e psicoterapeuti già dalla sua discesa in campo nel 2016, anno in cui avevano segnalato la sua probabile influenza pericolosa sulla popolazione americana.
E dunque, da una personalità incapace di accettare le regole e i limiti imposti dalle leggi democratiche, che ha subito una sconfitta insanabile per il suo ego, potevano anche aspettarcelo che non rinunciasse facilmente al suo ultimo giocattolo, e che fosse disposto anche ad incitare il suo popolo alla rivolta pur di conservarlo.
Ma la cosa che continua a sconvolgermi, da ben 4 anni, non è tanto la personalità patologica di Trump (non è l’unico!), quanto il fatto che milioni di cittadini americani abbiano creduto in lui e continuino a crederci nonostante le sue idee deliranti (“Ci hanno rubato le elezioni…”), il suo ricorso palese alle falsità, il suo negazionismo ad ampio raggio, e via così.
Sarebbe facile liquidare la faccenda con il motto “Ognuno ha il governo che si merita”, o avrebbe forse più senso sostenere il contrario, e cioè: i governanti, con il loro linguaggio e le loro azioni, forgiano i comportamenti del popolo? Direi né l’uno né l’altro, o entrambi. Superando la logica lineare causa/effetto e abbracciando la logica circolare, i due fenomeni s’influenzano a vicenda per l’interdipendenza che lega la parte al tutto e viceversa. Infatti, come fanno taluni personaggi senza idee politiche per conquistare il potere? Utilizzano idee e fenomeni che già esistono (come il fascino esercitato dai complotti da parte di persone altrettanto vuoti di ideali comunitari) o che fanno parte dell’immaginario razzista, ultracattolico e molto altro.
Le domande da porci e su cui riflettere sono tante, quelle che mi coinvolgono di più sono di natura psico-sociale:
Perché stiamo assistendo ad un bisogno, non più tanto velato e non solo negli Stati Uniti, di “uomo solo al comando”, di intolleranza alle regole e al “diverso da me”, di chiusura dei confini, di violenza gratuita, di rifiuto degli esperti e della scienza in generale? Come nasce questo bisogno?
Come nasce il bisogno di credere più facilmente alle teorie alternative, al complottismo, alla creazione di un nemico da abbattere? Non era mai successo, ci dicono virologi ed epidemiologi, che si arrivasse a negare una pandemia, in dimensioni tali da temere l’atteggiamento che ne consegue al pari del virus.
Perché Trump (e altri prima di lui, nonché contemporanei) esercita un potere così persuasivo e pervasivo in tanti milioni di persone, pur essendo palesemente un dittatore paranoico, megalomane, razzista, xenofobo, misogino, e per giunta ricco sfondato? C’è da chiedersi se non siano proprio queste caratteristiche di personalità ad impattare più facilmente su certe menti. Ma di che menti si tratterebbe?
Secondo me la domanda cruciale è propria quest’ultima. Che menti stiamo formando?
Come genitori, insegnanti, istituzioni preposte alla formazione e all’educazione, dovremo interrogarci su come si arriva a “riconoscersi” in persone come Trump? Mi sembra che questo processo abbia poco a che fare con le personali idee politiche, quanto piuttosto con una lettura della realtà molto particolare, direi molto vicina alla visione dei bambini: l’idea di risolvere ogni problema scovando un responsabile, il bisogno di “dare la colpa a qualcuno”. Questo “qualcuno” può includere di volta in volta, a seconda degli accadimenti, il Messico, la Cina o nemici più occulti, come un organizzazione di alieni che discenderebbe direttamente dai rettili piuttosto che dai primati (i “rettiliani”) che si estenderebbe fino a comprendere la Massoneria e il Vaticano (quelli che ai comizi di Trump si presentano con i cartelli o le magliette con la Q di QAnon). La minaccia del 5G e il Covid-19 sarebbero le ultime strategie adottate da questa organizzazione occulta per diffondere il male nel mondo. È assurdo, ma sembrano milioni le persone che credono che il mondo sia dominato da millenni da una setta satanica e che Trump, con le sue iniziative e la sua forza riuscirebbe a sconfiggere. Una narrativa adatta alla popolazione infantile, appunto.
A mio parere, è proprio perché Trump (ma ne abbiamo anche in Italia, fortunatamente con un peso specifico inferiore) incarna tutte le manifestazioni “naturali” dell’infanzia, che molte menti, che non hanno potuto godere di uno sviluppo adeguato, o di “rispecchiamenti” con figure sane, l’hanno scelto una seconda volta, e sono a tutt’oggi così pronte a riconoscersi in lui al punto da mettere in atto le sue incitazioni alla violenza, non fosse altro che per farsi un selfie! Ma non è una cosa da poco un selfie, addirittura a Capitol Hill sfregiato, nell’ambito di una visione del mondo in cui esisti solo se appari nei social.
E dunque, come invertire queste tendenze, che sembrano sempre più dilaganti e distruttive? Come far percepire ai ragazzi i valori della vita democratica nella quotidianità? Mi limito, in questo breve spazio, a richiamare la necessità di fornire ai bambini e ai giovani “opportunità di rispecchiamenti” coerenti con modelli di vita sana, rispettosi degli altri, equilibrati, eleganti, che li rendano immuni ai modelli aggressivi, arroganti, antisociali. Dovremo insegnare a cogliere la bellezza che ci circonda (e che invece stiamo distruggendo), perché il bello richiama il bene e per rendersi conto che siamo un tutt’uno con l’ambiente che ci ospita, che siamo parte integrante di un unico sistema vivente, consapevolezza che ha a che fare con l’etica e l’estetica, secondo Gregory Bateson. Avrebbero anche bisogno di conoscere meglio la Storia degli uomini per comprendere quanto sangue è stato versato per conquistare la tanto bistrattata e poco considerata democrazia. C’è bisogno di avvicinarli a tutte quelle forme espressive, dall’arte alla letteratura (e non solo a scuola) che offrirebbero ai giovani uno strumento di narrazione efficace per il progresso civile e culturale dell’umanità.
Daniela Mario