di Bruno Perazzolo

Se, come sostiene Aristotele, è vero che l’uomo è, per sua natura, un essere sociale, nel senso comunitario del termine, è anche vero che tale potenzialità, che i biologi qualificano come “genotipica”, per manifestarsi in concreto (fenotipicamente) richiede l’incontro con una serie di condizioni ambientali favorevoli in assenza delle quali l’organismo prende altre strade. Strade che, giustamente, Daniela Mario, nel suo articolo “individualità e collettività: due facce della stessa medaglia” definisce “autodistruttive”. Si tratta, con tutta evidenza, di un esito allarmante derivante dalla perdita di legami con l’ecosistema e con i propri simili,

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di Daniela Mario

Io sono fatto così, Io la penso così; questo è il Mio carattere…
E il Tu? Gli altri? Che ruolo hanno nello sviluppo del nostro Io?
Purtroppo, per tutti quelli che credono di “essersi fatti da soli” il ruolo degli altri è fondamentale, sostanziale, costitutivo, e non è più un’opinione.
Non solo perché l’individuo è parte di quella collettività senza la quale non potrebbe esserci, né in potenza, né in atto, ma perché, dopo la scoperta dei neuroni specchio non abbiamo più dubbi sulla natura intersoggettiva del nostro sé, sulla natura squisitamente sociale dell’essere umano, già individuata da filosofi e sociologi anni addietro…..
È stato ormai ampiamente dimostrato, a livello internazionale, che siamo dotati di una speciale classe di neuroni che si attivano sia quando compiamo un’azione diretta ad uno scopo (quindi non un movimento qualsiasi) sia quando osserviamo la stessa azione compiuta da altri. Si tratta di una scoperta strepitosa che sta si sta riversando in ogni ambito dello scibile …
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