di Dario Nicoli

Le elezioni politiche anticipate stanno mostrando movimenti interessanti che possono aprire ad una nuova stagione non più antisistema o populista, ma nazionale, per molti versi coerente con la traccia dell’attuale governo.
L’anticipo nasce dalla volontà di “riallineamento” del Parlamento agli orientamenti politici del Paese, che per tradizione tende verso il centrodestra, uno schieramento che ha mancato spesso di una leadership all’altezza perché nostalgica e basata sulla critica degli avversari piuttosto che su una proposta costruttiva e responsabile. Per fare ciò, occorreva far cadere il governo Draghi, ovvero la migliore figura di leader italiano degli ultimi decenni, il cui merito consiste nell’aver tracciato una strada di rilancio economico, tanto decisiva da impegnare i governi a venire.

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di Dario Nicoli

Chi ha spento la luce del governo Draghi? Ad ascoltare i diretti interessati, sembra che non sia stato nessuno e che, in ogni caso, nulla è cambiato. È una posizione curiosa, come se si volesse nascondere qualcosa di importante che non giova mostrare nella campagna elettorale. Ed in effetti questa conclusione anticipata della legislatura presenta un carattere assolutamente nuovo in quanto segna la fine del populismo così come l’avevamo conosciuto con la comparsa del movimento 5 Stelle e con l’exploit della Lega “nazionalista”.

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