Dario Nicoli

La gran parte dei commentatori ha presentato l’intervista al cardinal Pizzaballa al Meeting di Rimini riportandone il contenuto più “giornalistico”, quello che definisce le consultazioni in corso come l’ “ultimo treno” prima della catastrofe. Ma ciò che ha detto il patriarca di Gerusalemme e dei Latini va ancora oltre, è ricco di messaggi più importanti, che aiutano a comprendere un momento altamente drammatico, nel quale la volontà di distruzione reciproca tra i contendenti sembra rendere vani gli sforzi di molti stati nel cercare una via di tregua, se non di pacificazione.

Essi riguardano tre questioni, in cosa è possibile sperare?  Cosa significa perdonare? Infine, la terza, quella decisiva: cosa si intende per pace ed a cosa occorre che le parti rinuncino per poterla realizzare?

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di Bruno Perazzolo e Marta Bosetti

Il film porta nello schermo la pura tragedia umana. La vicenda della protagonista, Aida, tiene lo spettatore incollato allo schermo senza mai oscurare lo sfondo di un’autentica guerra combattuta in Bosnia – Herzegovina, ma che si sarebbe potuta ambientare in tante altre parti del mondo dove il medesimo dramma si ripete nell’impotenza della comunità internazionale. Aida, impiegata dai militari ONU come interprete, posta di fronte alla catastrofe umanitaria che le si prospetta a causa dell’avanzata dell’esercito serbo, ricorre ad ogni mezzo, legittimo e non, per salvare la sua famiglia e, con essa, tutto ciò che, oltre al suo lavoro di insegnante, la tiene aggrappata al mondo. La parte rimanente del racconto altro non è che storia vera: il cinico massacro di Srebrenica in cui trovarono la morte circa 8.000 civili, musulmani bosniaci, completamente inermi. Continua