di Dario Nicoli
Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe accaduto se Konrad Lorenz avesse dato una diversa conclusione al suo famoso racconto E l’uomo incontrò il cane. Nel testo, i due cani, uno dietro la recinzione della casa dei suoi padroni e l’altro accompagnando Lorenz lungo il sentiero che scende verso lo stagno, abbaiano ferocemente l’uno contro l’altro, fino a quando non raggiungono il confine della proprietà. Ma un bel giorno si trovano improvvisamente faccia a faccia in quanto, a causa di lavori, manca parte della recinzione: in un primo tempo rimangono ammutoliti senza sapere cosa fare, poi tornano entrambi sui loro passi e riprendono la cagnara abituale dietro la rete rassicurante.
Ora, proviamo ad immaginare che questa scena si protragga per molti anni e che i cani, oramai invecchiati ed acciaccati, continuino la loro recita con abbai più flebili e movimenti stentati, penosamente obbligati da una partitura sempre meno convincente.
È una conclusione che si adatta molto bene a quel teatro pubblico che si rappresenta preferibilmente sui giornali e sui social italiani, dove due gruppi politici continuano a rappresentare la stessa scena, ma con sempre meno forza, meno convinzione e naturalmente meno pubblico, impegnandosi però con la medesima eroica e stolida perseveranza dei bei tempi ormai trascorsi. È la famosa diatriba pro/anti fascismo che si riaccende ogni volta che uno dei due schieramenti inizia il gioco, provocando la prevista reazione dell’altro, e così via fino alla consunzione del pretesto ed in attesa del prossimo.
Naturalmente le occasioni non mancano: ad ogni ricorrenza del 25 Aprile la destra sostiene l’idea che si tratti di una festa di tutte le parti in gioco nel conflitto, dimenticando la differenza tra coloro che combattevano per la Resistenza e coloro che invece erano inquadrati nelle milizie repubblichine, mentre la sinistra innalza la bandiera antifascista come se si trattasse di una minaccia sempre incombente.
In occasione del 79° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine Ignazio la Russa – dimenticandosi di ricoprire la seconda carica della Repubblica – ha pensato bene di ripetere la tesi di chi nega legittimità all’attentato dei Gap in via Rasella, cui ha cercato di porre rimedio con ulteriori e poco convincenti precisazioni a seguito della massa di repliche provenienti non solo dalla parte opposta, ma anche da persone non coinvolte nella diatriba. Un confronto non inutile, in quanto ci aiuta a comprendere come si tratti di una questione ormai oggetto di analisi storica piuttosto che di attualità politica. Gli storici sono pressoché concordi nel ritenere che l’attentato di via Rasella si poneva all’interno di una strategia militare della sola componente comunista della Resistenza, il cui scopo era creare le condizioni di un’insurrezione armata della popolazione prima dell’intervento dell’esercito degli alleati. Si trattò di un atto legittimo in quanto i militari uccisi, pur essendo ausiliari, erano comunque nazisti; ma dal punto di vista strategico si rivelò un insuccesso in quanto non vi fu sollevazione di popolo e neppure un’ulteriore attività partigiana nella capitale, provocando inoltre la brutalità della reazione dei nazisti che si estese a civili inermi.
L’attentato di Via Rasella fu determinato dalla esasperazione di un clima oppressivo nazi-fascista che non tenne conto della reazione del nazisti e ne conseguì l’eccidio delle fosse Ardeatine di cui furono vittima molte persone innocenti. Mi chiedo come sia stato possibile permettere che un partito filo fascista sia pur “smussato in alcuni suoi principi” sia al governo in nome di una democrazia avente lo scopo di stabilire un clima di sicurezza acclamato da una buona parte degli italiani chiamati al voto. Sicurezza che è venuta a mancare a causa di atti terroristici della criminalità organizzata e di bullismo da parte anche di minorenni. La ricorrenza del 25 Marzo 2023 ha dimostrato di quanta sia stata la partecipazione di tanta popolazione nel ricordare la Resistenza che ha combattuto contro i nazifascisti. I partiti filo sinistra ne tengano conto per fare una severa ed onesta azione contro la violazione della dignità e della sicurezza dei cittadini e contro la provocazione dei danni alle infrastrutture durante manifestazioni di vario genere negli ambiti scolasti e nei centri abitati da parte di persone incivili di destra e di sinistra.
Nel mio paese ho partecipato alle celebrazioni del 25 aprile. Poi ho seguito per diversi minuti il confronto in diversi canali TV ecc. ecc. Purtroppo devo confermare quello che Dario sostiene nel suo articolo. Faccio sempre più fatica a seguire il confronto tra “fascisti e antifascisti” e sono arrivato alla conclusione che si tratti, per molti, di un espediente retorico, principalmente utile a mantenere in vita un ceto politico in larga misura vecchio, debole, inefficace e inadeguato. Non che l’argomento non sia importante, al contrario, ma una volta dette le rispettive posizioni e formulato il proprio giudizio storico direi che basta. Insomma passiamo ad altro alla sanità e alla scuola che non funzionano, al lavoro precario e meno tutelato in fatto di sicurezza e salari (una sperequazione nella distribuzione dei redditi sempre meno accettabile), al tema del consumo di suolo e della sostenibilità e a quello della tutela dei consumatori sempre più esposti ai capricci dei “monopoli”, a come immaginare il futuro dell’UE ecc. ecc. anche perchè, se è vero che alla base dei sistemi antidemocratici sta una visione gerarchica, oligarchica e autoritaria della società e persino del mercato, allora è su questi terreni che i democratici dovrebbero spostare il confronto attualizzandolo e/o opportunamente aggiornandolo.